Prudenza a Berlino

Se Schauble si intenerisce

C’è poco da festeggiare il modo diverso di calcolare il deficit da parte della commissione di Bruxelles, perché una volta fatti i nuovi conteggi, vedrete che per l’Italia cambierà poco o niente. Merita invece una certa considerazione l’inattesa morbidezza di Schauble nei confronti del nostro Paese. Il ministro dell’Economia tedesco ha riconosciuto al governo Renzi di aver “compiuto notevoli progressi sulle riforme strutturali, sulle insolvenze ed altro” e che questo almeno “dà l'impressione di essere sulla giusta strada” e che sia possibile sostenerne il percorso. Ovviamente, “dare l’impressione” non significa affatto avere la certezza di quanto stia avvenendo davvero, ma intanto è rilevante che In sede europea non si siano sentite particolari critiche nei nostri confronti e che lo stesso ministro tedesco, poco malleabile per come lo si conosce, non ne abbia fatte. Anche in questo caso non è detto che non si storca il naso per le scelte italiane, ma semplicemente, che si preferisce assumere i toni di una certa prudenza. Brexit incombe e l’ Europa corre sul filo del rasoio. Non sarà la fine del mondo, parola di Schauble, ma intanto si accetta che l’Italia sfori di 40 miliardi il deficit e si plaude alle iniziative del governo, la cui riforma del lavoro è diventata un modello per la Francia e quella costituzionale ha guadagnato il sostegno di Confindustria. Con Atene sotto pressione per gli straordinari sforzi compiuti e quelli che dovrà compiere ancora, non è il caso di mettere troppa carne al fuoco. Per questo il generoso credito offerto al governo italiano non deve indurre ad un eccesso di sicurezza e meno che mai alla convinzione che il più sia fatto ed il peggio alle spalle. E’ una congiuntura delicata quella che si sta attraversando e bisogna misurare i passi come quando si cammina in una cristalleria, si tratti di scelte politiche come finanziarie. Basta una sola mossa sbagliata e tutto può andare in pezzi. In quel caso, umori e i giudizi potrebbero essere completamente capovolti. D’altra parte il governo non è completamente sprovveduto, tanto che il nuovo ministro dello Sviluppo economico ha annunciato il ritorno in servizio di Enrico Bondi. Significa che oltre alle riforme, serve anche la spending review, che a nostro modesto avviso finora è stata piuttosto trascurata dall’esecutivo. Meglio correre ai ripari, considerando che per andare d’accordo a lungo con i tedeschi e con i nostri industriali, i tagli alla spesa pubblica restano indispensabili anche se non consigliabili in tempo di crisi.

Roma, 27 maggio 2016